CONFAVI NEWS:

PIANO FAUNISTICO VENATORIO REGIONALE. APPROVATO L'ACCORDO DI COLLABORAZIONE CON L'UNIVERSITA' DELLA TUSCIA - 2019-2023. IN CALO IL CONSENSO VERSO LE ASSOCIAZIONI VENATORIE RICONOSCIUTE - Prossimamente la puntata di caccia dedicata a VALLEMAIO in provincia di Frosinone

07 maggio 2025

TAR LAZIO. CACCIA IN SELEZIONE. CAMBIARE POSTAZIONE NELLA MEDESIMA ZONA NON COSTITUISCE VIOLAZIONE.

Con sentenza n. 13488/2024 il TAR LAZIO ha definitivamente chiarito che modificare la postazione della zona assegnata, “pur in mancanza dell’autorizzazione del capogruppo", non comporta "la sospensione dalla caccia di selezione per 12 mesi […]” poichè la disposizione richiamata sanziona l’“abbattimento effettuato al di fuori della zona assegnata”, che costituisce fattispecie diversa dal cambiare postazione nell’ambito della medesima zona assegnata. 

DI SEGUITO LA SENTENZA DEL TAR LAZIO






30 aprile 2025

ISPRA. Pubblicato il report sulla pressione venatoria sull’avifauna italiana dal 2017 ad oggi.

I risultati dell’analisi dei tesserini venatori condotta da ISPRA con i dati forniti dalle 19 regioni e dalle due Provincie Autonome di Trento e Bolzano, forniscono il numero di esemplari abbattuti dal 2017 al 2023 nel nostro Paese per ciascuna delle 36 specie di uccelli cacciabili in Italia, divisi per regioni e stagioni venatorie.

I cieli italiani sono attraversati da circa 500 specie di uccelli. Alcune di esse sono stanziali altre migratrici, alcune nidificano nel nostro paese mentre per altre l’Italia è solo un ponte di terra che li porta verso le regioni riproduttive del nord. Una comunità ecologica di milioni di individui fondamentale per gli equilibri biologici del pianeta e che connette aree e continenti, a volte, lontanissimi tra loro.

L’avifauna, come parte della fauna selvatica, è “patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale secondo” come chiarisce la legge nazionale 157 del 1992, che regola il prelievo venatorio. La Direttiva "Uccelli" nello specifico impone che il prelievo venatorio delle specie presenti nell’allegato II rispetti il principio di una saggia utilizzazione e di una regolazione ecologicamente equilibrata delle specie, senza pregiudicarne pertanto lo stato di conservazione.

La ricerca di un equilibrio tra conservazionetutelavitalità delle popolazioni di specie ornitiche e pressione venatoria avviene, in Italia, tramite i calendari venatori che, su base regionale, regolamentano l’attività venatoria, stabilendo, su base analitica, le specie cacciabili e i limiti dei carnieri, le giornate, i limiti orari e i periodi dell’anno in cui la caccia è consentita.

Per esercitare l'attività venatoria, oltre al porto d'armi, alla licenza di caccia ed essere iscritti ad un ambito territoriale di caccia ATC, è necessario essere muniti del tesserino regionale che viene rilasciato ogni anno dal comune di residenza del cacciatore che si deve attenere alle quantificazioni del prelievo per specie espresse dal calendario venatorio regionale. Il tesserino venatorio autorizza l'attività di caccia per una stagione e va rinnovato di anno in anno.

I dati dei tesserini venatori, che contengono informazioni sulle giornate di caccia e il numero abbattimenti per specie, vengono aggregati su base regionale e comunicati ad ISPRA che successivamente redige un rapporto sul prelievo faunistico nazionale, in cui viene analizzata l’influenza del prelievo venatorio sulle popolazioni delle specie cacciabili. Pertanto, ogni anno, Regioni e Province Autonome devono trasmettere i dati di abbattimento che, una volta elaborati da ISPRA, saranno inoltrati dal MASE alla Commissione europea.

Sono stati analizzati i dati pervenuti a ISPRA entro il 31 ottobre 2024 relativi al numero di abbattimenti di ciascuna specie ornitica cacciabile nel periodo compreso tra la stagione venatoria 2017-2018 e quella 2022-2023; la quantificazione degli abbattimenti costituisce, di fatto, la prima informazione necessaria alla valutazione dell’entità del prelievo venatorio in Italia. A questa data le informazioni sui tesserini venatori relativi alla stagione venatoria 2023-24 erano state trasmesse solo da cinque regioni (Abruzzo, Campania, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta), per cui nella presente relazione questa stagione venatoria non è stata considerata.

Le informazioni inviate dalle diverse regioni relative al rapporto tra tesserini analizzati sul totale dei tesserini rilasciati in ogni singola regione, fondamentale per analizzare il reale peso del prelievo venatorio, risultano, sulla base di quanto inviato, decisamente carenti per tutte le stagioni venatorie considerate nel presente report, in quanto soltanto per poche regioni risulta espresso in modo chiaro questo fondamentale parametro.



Dal report emerge che i dati non permettono di avere un quadro completo sul prelievo venatorio per le stagioni analizzate. La sola regione Campania ha trasmesso questo dato per tutte le stagioni venatorie considerate. Le percentuali di tesserini analizzati sono variate in questa regione tra il 52% e il 78% nelle diverse stagioni venatorie trattate in questo report. 




Tordo bottaccio: il più cacciato d’Italia

La specie più cacciata in Italia in tutte le stagioni venatorie è il tordo bottaccio (Turdus philomelos) della famiglia dei Turdidi. Questa specie canora è caratterizzata da taglia medio picciola ed ampia diffusione. L’adulto presenta la parte dorsale del corpo di colore bruno, mentre la parte ventrale è color bianco-crema con ampie picchettature di nero ed il caratteristico sottoala fulvo giallastro.

La migrazione di questa specie avviene di notte, spesso a quote elevate, accompagnata dall’emissione di un caratteristico verso, detto, onomatopeicamente, zirlo. La sua dieta varia durante l’anno, divenendo più insettivoro durante la stagione riproduttiva e maggiormente frugivoro durante il restante periodo. La stagione riproduttiva ha inizio in marzo nell’Europa occidentale, e circa un mese dopo nell’Europa centrale e orientale. Nidifica in una grande varietà di habitat, in cui comunque è indispensabile la presenza di alberi e cespugli. 

La caccia a questa specie è strettamente collegata alle tradizioni venatorie e agli habitat presenti nelle varie regioni. Il Tordo bottaccio, ad esempio, è molto cacciato in Lombardia e Veneto dove viene abbattuto da appostamenti fissi realizzati per la caccia alle specie migratrici diffusi su tutto il territorio regionale.

Il fagiano comune e le immissioni

Tra i non Passeriformi il fagiano (Phasianus colchicus Linnaeus, 1758), appartenente all’ordine dei Galliformi, è una delle specie più interessate dall’attività venatoria. Nativo dell'Asia e di alcune parti dell'Europa (area del Caucaso e dei Balcani), è stato introdotto nel mondo per il grande interesse a fini venatori. La quantità del prelievo è fortemente condizionata dalle numerose immissioni effettuate a scopi venatori.  

Il Colombaccio, da nomade a stanziale

Un’altra specie non Passeriforme molto cacciata nelle diverse regioni italiane è il colombaccio (Columba palumbus). Appartenente alla famiglia dei Columbidi ha uno stato di conservazione favorevole, caratterizzato da un incremento demografico in tutto il territorio nazionale. Tradizionalmente migratore, negli ultimi decenni importanti popolazioni sono diventate stanziali in diverse parti dell’areale meridionale di questa specie, tra cui anche l’Italia, in cui in passato era principalmente presente come svernante e di passo.

La tortora selvatica

La tortora selvatica (Streptopelia turtur), appartenente alla famiglia dei Columbidi, è caratterizzata da uno stato di conservazione sfavorevole che ha indotto la CE a chiedere in anni recenti l’interruzione della caccia agli stati membri. Per questa specie ISPRA, su richiesta del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha elaborato il piano di gestione nazionale che è stato approvato dalla conferenza Stato Regioni a seguito di interlocuzioni con le regioni. 

L’alzavola

Tra gli anatidi le due specie più cacciate sono il germano reale Anas platyrhynchos e, la più piccola alzavola (Anas crecca).

Tra le specie di anatidi, nel 2023 la Conferenza Stato Regioni ha approvato il Piano di gestione del moriglione (Aythya ferina) finalizzato alla conservazione e la gestione delle popolazioni italiane nidificanti di questa specie e dei contingenti migratori che attraversano e/o svernano nel nostro Paese.

L’allodola e lo specchietto

Tra i Passeriformi, escludendo le varie specie appartenenti alla famiglia dei turdidi, l’allodola (Alauda arvensis) è la specie per la quale si registrano gli abbattimenti più cospicui a livello nazionale.

L’Allodola è un passeriforme appartenente alla famiglia degli Alaudidi. Ha dimensioni piuttosto piccole e, in entrambi i sessi, la parte superiore si presenta di color marrone con leggere striature di nero mentre nella parte inferiore appare di un marrone più chiaro.

Il suo comportamento condizionava le tradizionali modalità di caccia, che si svolgevano con l’ausilio di “fischietti”, che, sfruttando la gregarietà della specie, portavano i branchetti ad avvicinarsi al cacciatore ben nascosto nei pressi di “zimbelli”, solitamente una civetta meccanica e un richiamo girevole formato da due braccia munite di specchietti. Le allodole accorrevano attorno agli zimbelli per curiosità o per mettere in atto il mobbing, comportamento gregario utilizzato per proteggersi dagli uccelli rapaci.

Da questo comportamento deriva il detto “specchietto per le allodole”, per indicare che alcune cose allettanti, ammalianti e cariche di potere attrattivo, nascondono invece inganni e insidie, rivelandosi dei trabocchetti per raggirare gli ingenui.

Lo stato di conservazione dell’allodola in Europa è allarmante in quanto la specie ha mostrato un marcato decremento di popolazione a livello europeo, come è attestato dai dati raccolti per l’elaborazione del Farmland Bird Index.

Le quantità di abbattimenti riportati per le diverse specie considerate mostrano variazioni anche considerevoli tra le diverse realtà territoriali regionali e ciò può essere ricondotto, sia all’incompletezza dei dati forniti da alcune regioni che a differenze nelle consuetudini venatorie (maggior interesse verso alcune specie rispetto ad altre, prevalenza di un metodo di prelievo rispetto ad un altro); possono inoltre aver giuocato un ruolo importante differenze nelle rotte di migrazione e cambiamenti dell’areale di svernamento delle specie, anche in relazione ai cambiamenti climatici, che determinano la distribuzione e l’abbondanza delle specie nelle diverse aree geografiche del Paese.

Si rimanda alla lettura del report per i dati completi su base regionale.

Si sottolinea che, nonostante un significativo miglioramento nei dati trasmessi dalle regioni rispetto al precedente decennio, un’adeguata raccolta ed analisi dei dati di abbattimento rappresenta uno dei presupposti per la corretta gestione venatoria delle specie. Un efficiente sistema di monitoraggio dei principali parametri demografici delle popolazioni e del prelievo a loro carico consentono infatti di verificare la sostenibilità del prelievo, rispondendo in tal modo anche a specifici obblighi comunitari. Sarebbe importante che le rendicontazioni annuali dei tesserini analizzati prodotti dalle amministrazioni diventino progressivamente più completi, possibilmente analizzando la maggioranza o possibilmente la totalità di quelli rilasciati; conoscere l’esatta percentuale dei tesserini analizzati sul totale dei rilasciati permetterebbe di stabilire con delle semplici proporzioni una stima della reale entità della pressione venatoria esercitata, consentendo una più efficace gestione e conservazione delle diverse specie.

Fonte ISPRA

29 aprile 2025

PIANO FAUNISTICO VENATORIO REGIONALE. APPROVATO L'ACCORDO DI COLLABORAZIONE CON L'UNIVERSITA' DELLA TUSCIA.

Con la determinazione dell'8 aprile è stato approvato lo schema di accordo di collaborazione tra la Regione Lazio e l'Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali per la redazione della relazione propedeutica alla Valutazione Ambientale Strategica del nuovo Piano Faunistico-Venatorio Regionale. (Attualmente è in vigore il PFVR del 1998..) 

L'accordo segue il protocollo d'intesa siglato tra Regione Lazio e la Tuscia del 1° settembre 2023, di durata triennale, finalizzato all’ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche attraverso forme di collaborazione scientifica, di studio, di scambio di servizi, competenze e tecnologie, di attività di ricerca e consulenza su materie e argomenti di reciproco interesse attraverso l’attuazione in specifici ambiti di comune interesse di sinergie finalizzate al miglior svolgimento dei compiti istituzionali loro propri nel rispetto di criteri di economicità, efficacia ed efficienza.

La Direzione Regionale Agricoltura e Sovranità Alimentare, Caccia e Pesca, Foreste e il DAFNE, hanno concordano di svolgere congiuntamente le attività necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti per la redazione del Piano Faunistico-Venatorio regionale. Il DAFNE, in particolare, affiancherà la Direzione Regionale Agricoltura e Sovranità Alimentare, Caccia e Pesca, Foreste ai fini della redazione della relazione propedeutica alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano Faunistico-Venatorio regionale.

Ricordiamo che già nel 2019 la Regione Lazio aveva approvato un ulteriore schema di convenzione propedeutico all’affidamento all’ISPRA dell’incarico della predisposizione del Piano Faunistico-Venatorio Regionale....

SARA' LA VOLTA BUONA??



23 aprile 2025

REGIONE LAZIO 2019-2023. CALA IL CONSENSO VERSO LE ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE

I dati relativi alla consistenza associativa delle associazioni venatorie riconosciute del Lazio delineano un quadro chiaro e inequivocabile riguardo al significativo calo del numero di cacciatori e, di conseguenza, della rappresentatività venatoria stessa, in un contesto socio-culturale in continua evoluzione. 
Nel quinquennio 2019-2023 si è registrato un decremento prossimo al 10% dei cacciatori iscritti alle associazioni riconosciute, attestando attualmente a 35.645 il totale dei cacciatori nella nostra Regione (dato che non considera però i cacciatori affiliati ad altre sigle associative, come ad esempio Confavi, la quale ha riportato nel 2024 un incremento rilevante del 12% rispetto al 2023).
In sintesi, nella nostra Regione si è verificato, sempre sulla base dei dati forniti dalle associazioni venatorie riconosciute, un sensibile calo di 3.567 unità nel numero di cacciatori dal 2019 al 2023, passando da 39.212 a 35.645.
Tra le associazioni che hanno evidenziato una significativa diminuzione degli iscritti si segnalano EPS, ENALCACCIA, ARCICACCIA e ANLC mentre risultano sostanzialmente stabili, sebbene con un costante lieve calo nei propri tesserati FEDERCACCIA, ITALCACCIA e ANUU. 
Al di là dei meri numeri – ai quali torneremo nei prossimi giorni – il dato che può essere definito “allarmante” è quello di una rappresentatività venatoria fortemente disgiunta dalla base associativa e incapace di mantenere quel solido legame di fiducia e appartenenza tra la base stessa e i vertici dirigenziali, anche per effetto di scelte discutibili adottate negli ultimi anni all’interno degli Ambiti Territoriali di Caccia della nostra Regione.
Non di rado molti cacciatori manifestano forte preoccupazione per la pressoché totale assenza di momenti di confronto, con la sostituzione dei tradizionali Circoli da parte delle pagine social, che ha provocato una frattura tra la base associativa e i vertici dirigenziali. In linea generale nel momento in cui si presenta la scelta tra “decidere” o “far decidere”, prevale il principio di autorità; pertanto, all’interno di ogni gruppo viene individuato o emerge, secondo dinamiche differenti, un capo incaricato di assumere le decisioni che in molti casi porta a prediligere non la persona ritenuta più saggia, bensì quella considerata più temeraria ed infatti a perdere consensi, secondo i dati in nostro possesso, sono proprio quelle Associazioni Venatorie riconosciute che, negli anni, occupando ruoli decisionali negli ATC Laziali ne hanno segnato l'infausto destino del commissariamento.
L'atmosfera di malcontento tra i cacciatori si intensifica poi ulteriormente a causa della mancanza di un Piano Faunistico Regionale aggiornato, che rispecchi davvero le realtà territoriali. Per questo, come abbiamo più volte evidenziato, è essenziale anche rivedere la gestione delle aree protette, riportandole alle percentuali previste dalla legge e considerando una gestione della fauna selvatica che tenga conto delle priorità necessarie per favorire una miglior convivenza con agricoltori, allevatori e attività legate alla cultura rurale.
Purtroppo, nonostante questo declino, le parole di un famoso presidente nazionale, "Seppur delusi andiamo, scontenti ma non vinti..." sembrano risuonare particolarmente tra una vasta schiera di cacciatori, ormai sedotti da miti inefficaci e storie che li vedono costretti ad adattarsi al quotidiano, con un costo che non è affatto conveniente.

FINE PRIMA PARTE





10 aprile 2025

PIANO FAUNISTICO VENATORIO REGIONALE. SARA' LA VOLTA BUONA?

E' cosa oramai nota come il nostro PFVR sia fermo dal lontano 1998, quando fu approvato infatti con delibera di Consiglio Regionale del 29 luglio 1998, n. 450.
Dopo la "discutibile" convenzione siglata tra la Regione Lazio e l'ISPRA, propedeutica alla predisposizione del Piano Faunistico Venatorio Regionale (il quale esito non è però di nostra conoscenza oltre al fatto che tale convenzione sarebbe costata circa 100.000,00 euro....) apprendiamo da voci ufficiose che la Regione Lazio abbia siglato un ulteriore accordo con l'università della Tuscia  per avvalersi del supporto tecnico scientifico ai fini della VAS.
Non è superfluo quindi ricordare come un piano faunistico venatorio regionale strettamente aderente alle realtà territoriali aiuterebbe di molto l’implementazione della pianificazione faunistico-venatoria e le conseguenti scelte programmatiche future.
A tal riguardo, come già ampiamente evidenziato durante il nostro incontro con il Sottosegretario di Stato al ministero dell'agricoltura, Sen. Patrizio La Pietra, ed all'On. Angelo Rossi, è imprescindibile che il nuovo PFVR tenga conto delle problematiche legate alla riduzione del territorio venabile dovuto in particolare all'espandersi di monocolture (in particolare l'area nord della regione), la realizzazione di infrastrutture tecnologiche (impianti fotovoltaici) e l'annosa questione delle aree protette sulla quale occorre intervenire in maniera incisiva al fine di riparametrare le superfici delle aree naturali alla percentuale prevista dalla legge, inserendo inoltre le aree demaniali nella programmazione faunistico venatoria.
La bozza di PFVR di cui alcune AAVV riconosciute hanno parlato in questi ultimi anni non è mai stata di nostra conoscenza ma tutto ci fa pensare che, senza un confronto "pluralista" di tutte le realtà associazionistiche venatorie regionali, pochissimi passi potranno essere fatti per giungere ad una condivisione unitaria e soprattutto aderente alle necessità ed alle speranze dei cacciatori laziali.
Confidiamo nella volontà dell'Assessore regionale On.Righini di poter approfondire le varie problematiche venatorie con tutte le AAVV formalmente costituite nella nostra regione e non solo con pochi ed a volte inconcludenti emissari.

07 aprile 2025

"A CACCIA DI RIFIUTI" CON I CACCIATORI DI FIANO ROMANO E CIVITELLA SAN PAOLO

Si è svolta sabato 5 aprile l'iniziativa ambientale, organizzata dal Comune di Civitella San Paolo, che ha visto impegnati tantissimi cacciatori e volontari nella raccolta dei rifiuti all’interno dei boschi del territorio.

Il presidente provinciale Confavi David Alaimo ed il presidente del circolo "SAN GIACOMO" di Fiano Romano, Loreto Nardi, hanno aderito con entusiasmo all'iniziativa coinvolgendo i propri soci e volontari nelle operazioni di individuazione e recupero di considerevoli quantità di rifiuti ma soprattutto nella convinzione che simili iniziative possano sensibilizzare l'intera comunità ed infondere un alto senso di rispetto verso il nostro ambiente oltreché una rinnovata occasione di ritrovo nello spirito di conservazione del nostro territorio.

Ringraziamo sinceramente i soci del Circolo "San Giacomo", TUTTI i cacciatori e le squadre cinghialai di Ponzano Romano ed i volontari che hanno preso parte alla giornata ecologica, il Comune di Civitella San Paolo e la Pro Loco di Ponzano Romano che si sono adoperate per la migliore riuscita dell'iniziativa.












03 aprile 2025

DANNI CAUSATI DA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ZOOTECNICHE - MODULISTICA RICHIESTA INDENNIZZI

Come disposto dalla Direzione Agricoltura e Sovranità Alimentare, Caccia e Pesca, Foreste Regione Lazio, a far data dal 1° aprile 2025 l’ATC provvede ad accogliere le istanze e procede solo all’accertamento e alla stima dei danni alle produzioni agricole e zootecniche causati da fauna selvatica nell’annualità 2025 sulla base dei prezzari pubblicati dai mercuriali della camera di commercio al momento in cui si è verificato il danno o, in alternativa, alle rilevazioni effettuate dall’ISMEA sui mercati di riferimento.

Ai fini della ammissibilità della richiesta di indennizzo, i procedimenti istruttori, di competenza della Aree Decentrate Agricoltura, sulle istanze pervenute devono prioritariamente avere:

– la sussistenza della qualifica di imprenditore agricolo professionale o coltivatore diretto, ai fini della attribuzione della priorità prevista normativamente;

– la regolarità della posizione previdenziale DURC;

– il rispetto del limite massimo stabilito in regime di “de minimis” nel triennio di riferimento ai sensi del Reg. (UE) 1408/2013 come modificato dal nuovo regolamento UE/3118/2024.

Scarica il modulo per la presentazione delle istanze di indennizzo per danni da fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche (SCARICA IL MODULO PDF).

26 marzo 2025

TRASPARENZA DEGLI ATC. PRIMI SEGNALI DI CAMBIAMENTO?

Da anni, insieme a FederFauna Lazio, sosteniamo con convinzione che un ravvicinamento dei cacciatori alla vita gestionale degli ATC non possa non prescindere da una chiara e trasparente divulgazione dei risultati di gestione in termini di azioni sul territorio ma soprattutto "di cassa". Nel 2021 l'ATCRM2 fù "diffidato" dalla Regione Lazio a provvedere con sollecitudine alla pubblicazione sul proprio sito ufficiale dei risultati di gestione (Leggi qui) ed anche per gli altri ATC Regionali seguì stessa sorte ma con risultati del tutto differenti fino al commissariamento totale degli ATC del 2023.

Nessuna associazione venatoria riconosciuta ha mai dimostrato interesse nei confronti dei Bilanci di Gestione degli ATC ma soprattutto verso quella TRASPARENZA degli ATTI, tanto acclamata quanto più TEMUTA.

Oggi, a distanza di qualche anno, il nostro plauso va al Commissario dell'ATCFR2, Dr. Vittorio Venditti, per aver reso "pubblici" ed in maniera chiara e trasparente, i risultati di gestione dell'Ambito Territoriale di Caccia.

Sull'esempio dell'ATCFR2 confidiamo che anche gli altri Commissari facciano lo stesso.
A tutti i Commissari giunga il nostro più cordiale buon lavoro!