Primo di una serie di appuntamenti dedicati all'approfondimento sulle tematiche venatorie da parte delle Sezioni Confavi. Spiegata in maniera semplice ed intuitiva ci addentreremo nei segreti di una delle pratiche venatorie più affascinanti, la caccia alla tortora che rappresenta davvero una grande tradizione venatoria, una caccia che ci riporta indietro nel tempo, a tanti momenti di semplicità, dove le uniche prerogative erano istinto e buon....occhio.
Negli ultimi anni e soprattutto in molte Regioni non è stato possibile però esercitare questa interessante pratica venatoria, ma prima di addentrarci alla scoperta delle cause di instabilità della tortora e perché sia sempre oggetto di grandi discussioni, continuiamo a scoprire il fascino di questa caccia.
La tortora arriva nel nostro paese tra aprile
e maggio per nidificare e poi ripartire tra la fine di agosto e l’inizio di
settembre. Per questo motivo la sua caccia è praticabile solamente nelle due
giornate di preapertura che solitamente coincidono con la prima settimana di
settembre, perché il giorno dell’apertura generale sarà quasi impossibile
vederne qualcuna.
Questo fatto la porta quindi ad essere effettivamente la
prima tipologia di caccia che potrà essere esercitata e perciò ad inaugurare
quella che sarà la prossima stagione venatoria. Per tutti i cacciatori e
specialmente per i migratoristi perciò questa caccia rappresenta una tradizione
molto importante e una breve occasione
per poterla cacciare, ma il suo prelievo però non è affatto semplice. Questa
caccia richiede infatti una preparazione impegnativa e molto dettagliata per i
più appassionati.
La preparazione incomincia anche alcune settimane prima
quando i cacciatori, organizzati a volte in vere e proprie pattuglie, iniziano
a girare per i campi alla ricerca di qualche avvistamento e del posto perfetto dove
poter posizionarsi con i capanni. Molto importante saranno in primis i campi di
girasoli, il più forte attrattivo per le tortore, ma anche delle fonti di acqua
dove abbeverarsi e delle parti di macchia dove faranno il rientro per passare
la notte. Trovato il posto più adatto bisognerà individuare il punto perfetto
dove posizionare il capanno che dovrà essere ben mimetizzato, perché anche un
piccolo cambiamento potrebbe portare all’allontanamento del volatile.
Importante sarà la scelta del fucile e delle cartucce che saranno molto di
aiuto al cacciatore che dopo tanti mesi lontano dai campi e dai boschi si
ritroverà ad insidiare uno dei volatili più veloci e difficili da abbattere.
Infine ci sarà bisogno di una buona dose di fortuna perché anche un piccolo
temporale in lontananza durante la notte prima della preapertura potrebbe
portare questo selvatico a migrare e quindi ad una improvvisa scomparsa. Tutto
questo perciò la porta ad essere una caccia molto difficile, intrigante e allo
stesso tempo romantica, simbolo di tradizione, dell’estate che finisce e
dell’apertura generale che è ormai alle porte.
Raccontata questa meravigliosa
tradizione venatoria e speranzosi che sarà stata una buona lettura vi invitiamo
al prossimo appuntamento con la seconda parte dedicata invece alle problematiche che affliggono
questa caccia.
A cura di Davide
Diamante, Presidente sezione Confavi-ACR Valmontone
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